Ma infatti non è stata accettata la proposta perché lontana dal guadagno che avevo previsto e che era stato stabilito nel contratto. Ho rifiutato per quello altrimenti avrei accettato, anche se fosse stato vicino alla somma pattuita.
Es. prezzo di vendita 110.000 netto a me 100.000 quindi 10.000 a carico dell'acquirente. Invece mi ritrovo una proposta a 80.000 che ho rifiutato. Per me, la pretesa di un compenso è vessatorio, in questo caso.
Se è risposta alla mia domanda, ringrazio e senza malizia vado a esprimere dei convincimenti personali che per chiarezza esulano dal caso e dalla risposta fornita:
in breve mi sto domandando se è possibile che dalla volontà di vendere e forse quella dell'agente di procurarsi affari, quanto dalla ricerca di casa da parte del compratore, possano sorgere situazioni confondibili.
Se non erro, l'agente matura compensi da ambo le parti nell'affare per l'attività di "mediazione".
Un venditore, invece, avrebbe diritto a corrispettivi solamente da parte venditrice.
Per chi vende potrebbe essere abbastanza semplice fare due conti e assegnare il prezzo che vuole ricavare dalla casa. A questi aggiungere il costo dei servizi offerti dai vari professionisti al prezzo della casa e così assicurarsi il “concreto” che la vendita gli renderà.
L'Agente, venditore che sia, lavora sulla possibilità di profitto che il mandato gli conferisce per ricavarne il proprio affare. Di fatto, senza casa da intermediare è probabile che rimanga in panciolle a osservare le stagioni. Data la concorrenza, alle volte conosciute le proprie qualità, potrebbe evitare di affermare da subito che quello non sia il prezzo e attendere che le cose si aggiustino attraverso le offerte.
Specie se il semplice portarle gli procura guadagno.
Il compratore, spesso ricava la sua possibilità sulla possibilità di sconto; sia prima casa, ancor più se seconda e ancora: se acquista per rivendere.
Tuttavia non è detto: può avere l’acqua alla gola, famiglia e sfratto in corso. Per cui andrà poco per il sottile e comprare il meglio, al peggio o il contrario.
A ogni modo, nel trattare con un agente egli sa o dovrebbe sapere che il costo della mediazione grava su tutte e due le parti nel caso di Mediazione; su una sola nell’altro o ancora: se tra privati, può assumere che esso sia quasi non esistente.
Quando così non avvenga , nei casi vari casi esposti, per le ragioni ipotizzate, salvo esse siano valide, potrebbe ricavarne l'idea dell'ingiusto e provare senso di irritazione su tutto lo svolgimento.
Scoprire di avere, di fatto, pagato tutto, credendo di aver corrisposto ai “mezzi”, può far scaturire la frustrazione e far pensare di essere” gabbati”.
In breve, la mia congettura è sicuramente intesa a giudicare nessuno e tanto meno a offendere per contenuti sbagliati, piuttosto rivolge a tutti i lettori caso mai pensino ci sia da mettere in luce qualcosa di un “mercato” diventato per tutta una serie di ragioni, giuste, meno giuste, non interessa: quello che eventualmente alla mia mente appare.
Insomma: con tanta gente a ricavare il massimo profitto, mi sembra possa essere difficile alla persona comune entrare e far spesa.
Altrettanto possibile che dubbi e chiaro scuri, intervengano sin dal primo momento che una trattativa ha inizio.
Per l’agente invece, l’inizio della trattativa può rappresentare la conclusione perché matura il diritto con l’accettazione della proposta.
Forse un disallineamento dei momenti commerciali e psicologici della vendita.
Forse poi, le offerte sul prezzo arrivano da tipi assai scaltri, oppure da chi può contare solo su quei soldi.
Ho espresso opinioni che non riguardano il caso da te esposto ripeto ma venuto in mente al solo fine di auspicare norme che continuino ad assegnare la migliore trasparenza e possano evitare ipotesi di accordi eventualmente non del tutto giusti.