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Sul la prima pagina del Foglio dell’11 agosto scorso era pubblicato un interessante articolo non firmato, intitolato “C’è un grande assente nell’estate del nostro contento. Si chiama casa.”
Il titolo dice l’essenziale sull’argomento del pezzo giornalistico: alla timida ma sicura ripresa dell’economia italiana manca un attore fondamentale: il settore edilizio.
Nel passato era tra i campioni della formazione del reddito nazionale, ma, in questo frangente, il settore edilizio non fa da traino alla ripresa economica ma segue a ruota ad una certa distanza denunciando un gap notevole rispetto alla fase ciclica espansiva trainata dalla domanda interna e dalle esportazioni.
L’ edilizia, in questi ultimi anni, ha perso 100.000 imprese – prosegue l’articolo – e, a differenza delle altre industrie che hanno dato fondo ai magazzini, la sovrapproduzione edilizia pre-crisi non è stata smaltita e le nuove costruzioni sono tuttora calanti. Inoltre le nuove e più pesanti tasse locali tengono lontani gli investitori in uno scenario nel quale “il mattone” non è più considerato il bene rifugio degli italiani.
I giovani che, in genere, hanno un reddito più basso di quello dei genitori scelgono l’affitto e i proprietari di case sono restii alle ristrutturazioni in quanto già soffrono l’imposizione fiscale.La mancata riqualificazione edilizia insieme allo stock dell’invenduto contribuiscono a mantenere depresse le quotazioni immobiliari che, almeno finora, non seguono la sicura ripresa delle compravendite.
Il colpo d'occhio d’insieme vede una svalutazione complessiva del patrimonio immobiliare nel portafoglio degli italiani e l’inondazione di oltre 350.000 immobili, derivanti da mutui e finanziamenti in sofferenza, che verranno messi all’asta a prezzi anche inferiori della metà del valore originario, potrà ridurre ancora di più i prezzi correnti degli immobili.

Cosa ne pensate, voi mediatori che ogni giorno auscultate con attenzione il polso del mercato immobiliare, di questa argomentazione?
 
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marco tartari

Membro Attivo
Professionista
Sul la prima pagina del Foglio dell’11 agosto scorso era pubblicato un interessante articolo non firmato, intitolato “C’è un grande assente nell’estate del nostro contento. Si chiama casa.”
Il titolo dice l’essenziale sull’argomento del pezzo giornalistico: alla timida ma sicura ripresa dell’economia italiana manca un attore fondamentale: il settore edilizio.
Nel passato era tra i campioni della formazione del reddito nazionale, ma, in questo frangente, il settore edilizio non fa da traino alla ripresa economica ma segue a ruota ad una certa distanza denunciando un gap notevole rispetto alla fase ciclica espansiva trainata dalla domanda interna e dalle esportazioni.
L’ edilizia, in questi ultimi anni, ha perso 100.000 imprese – prosegue l’articolo – e, a differenza delle altre industrie che hanno dato fondo ai magazzini, la sovrapproduzione edilizia pre-crisi non è stata smaltita e le nuove costruzioni sono tuttora calanti. Inoltre le nuove e più pesanti tasse locali tengono lontani gli investitori in uno scenario nel quale “il mattone” non è più considerato il bene rifugio degli italiani.
I giovani che, in genere, hanno un reddito più basso di quello dei genitori scelgono l’affitto e i proprietari di case sono restii alle ristrutturazioni in quanto già soffrono l’imposizione fiscale.La mancata riqualificazione edilizia insieme allo stock dell’invenduto contribuiscono a mantenere depresse le quotazioni immobiliari che, almeno finora, non seguono la sicura ripresa delle compravendite.
Il colpo d'occhio d’insieme vede una svalutazione complessiva del patrimonio immobiliare nel portafoglio degli italiani e l’inondazione di oltre 350.000 immobili, derivanti da mutui e finanziamenti in sofferenza, che verranno messi all’asta a prezzi anche inferiori della metà del valore originario, potrà ridurre ancora di più i prezzi correnti degli immobili.

Cosa ne pensate, voi mediatori che ogni giorno auscultate con attenzione il polso del mercato immobiliare, di questa argomentazione?



penso che hai centrato il problema, senza una ripresa dell'edilizia non progrediremo molto.
Intorno all'edilizia gravitano un'infinità di interessi
e di posti di lavoro
 

Ale.

Membro Senior
Professionista
penso che hai centrato il problema, senza una ripresa dell'edilizia non progrediremo molto


pur essendo io un attore del settore , anche se in un segmento di nicchia in grande sviluppo, devo dire che per progredire serve riprendere gli investimenti nella ricerca e nella scuola non certo solo nell edilizia......gli anni 50/60 post guerra e la fame di case sono passati da mo'......
 

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