ci sono millemila motivi per "giustificare" differenze percentuali così rilevanti.
tolta la più banale (errori percentuali), imho non molto plausibile su dati abbastanza certificabili, mi possono venire in mente:
- esplicita volontà di non acquistare, magari a fronte di un mercato del lavoro più "dinamico". è l'esempio tipico degli stati uniti
- non convenienza ad acquistare, se il canone di affitto è sensibilmente inferiore alla rata di un mutuo.
credo sia l'esempio dei paesi bassi, dove buona parte del patrimonio edilizio da locare è proprietà pubblica.
- semplicemente... "consuetudine".
questo detto le statistiche sono probabilmente capziose, senz'altro decontestualizzate
cominciamo dall'aumento di "60.000 euro".
messo così sembra un boato.
rapportandolo su base annua è un 3,6%; notevole, ma nemmeno così stratosferico; senz'altro poco rappresentativo, vista l'assenza di una serie storica sufficientemente lunga.
4500 euro netti è lo stipendio di chi vuole comprare casa.
ma di chi? del singolo o del nucleo familiare?
"netto" poi è un termine abbastanza generico.
senz'altro è in busta paga, ma poi devo valutare quali sono le spese che gravano su Pierre ma non su Mario (o viceversa!): scuola, salute, previdenza complementare....
tiro l'ultima pietra contro la percentuale di proprietari.
in Romania sono il 92%.
però in Romania il terreno costa davvero una mazza (quando c'è necessità di comprarlo; sono moltissimi i cittadini che dispongono di appezzamenti).
Sapete che tantissimi tra i romeni che sono in italia, un poco per volta, con grandi sacrifici, si stanno facendo la casa al loro paese? e non sto parlando di "casettine", "appartamentini", "cottagini". si tratta di ville singole, da 200 e passa metri quadri.