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La protezione non scritta che induce a strafare

L'editoriale di Pietro Locatelli

Italia • E' anni che ho lasciato il mio lavoro come direttore centrale di una grande banca e quindi consentitemi, per una volta, di lasciarmi andare a dire "ai miei tempi". Ai miei tempi non esistevano protezioni di nessun genere. Chi sbagliava pagava.

Anzi i vertici dell'Istituto erano un esempio di correttezza e professionalità. Senza volerlo, queste belle figure ci aiutavano, con il loro carisma, ad essere sempre attenti a quello che facevamo e, in particolare, ad essere trasparenti e leali con tutti. Non vi erano protezioni di alcun genere.
Gli avanzamenti di carriera venivano solo dopo aver dato prova di serietà, impegno, dedizione all'azienda e senso del dovere oltre all'indispensabile professionalità e capacità dimostrata di resistere alle pressioni da qualunque parte potessero arrivare a partire da quelle politiche.

Recentemente, dialogando con un noto legale di un importante studio a Milano, lo stesso mi faceva notare che il mondo delle banche in questo ultimo decennio si è molto deteriorato e, senza giungere a rincorrere interessi personali, che sono casi limite, spesso nella dirigenza delle banche ci si imbatte in personaggi che si muovono con spregiudicata disinvoltura, quindi non sempre per il bene della banca, ma nella convinzione di una sicura protezione anche se, ovviamente, non scritta.

Al mio senso di tristezza oltre che di disagio per quanto stava affermando, fui confortato dal bravo avvocato il quale si affrettò ad assicurare che le numerose buone eccezioni, per fortuna, ci sono ancora oggi.

Alla luce di quanto emerge oggi all'interno del Monte dei Paschi di Siena credo di intravedere con chiarezza il triste quadro che mi aveva dipinto l'illustre legale.
Avanzamenti non meritati ma voluti per volontà politiche, quindi con piaceri da ricambiare ad ogni costo anche se spesso inducono ad agire in modo non sempre corretto. Così come si ottiene l'avanzamento di carriera, ancora meglio si potrà sempre contare su una protezione, se pure non certificata, ma certamente sicura.

In questo contesto i confini delle giuste regole si sfaldano e tutto può divenire lecito. Lecito sbagliare, lecito accontentare sapendo di sbagliare, lecito mettere in atto operazioni rischiose, lecito nascondere la realtà ai Consigli di Amministrazione e agli Organi di controllo.
E la banca, gli azionisti, i clienti risparmiatori? Nessuna preoccupazione; qualche Santo provvederà. A ben vedere anche nel caso del Monte Paschi di Siena si è trovato il Santo che provvede e... quale Santo!

Lo Stato Italiano, infatti, aveva previsto l'IMU anche per dimostrare che gli italiani erano capaci di sostenere notevoli sacrifici e quindi tranquillizzare gli investitori finanziari internazionali affinchè potessero continuare a investire e reinvestire nei nostri titoli di debito e a tassi non eccessivamente alti, altrimenti la tesoreria della Stato non sarebbe più stata in grado neppure di pagare gli stipendi del pubblico impiego.

Ebbene, dopo tutto questo, costato assai in termini di sacrificio per le famiglie, ci viene detto che pari cifra di quanto raccolto con l'IMU deve andare a sostenere la continuità del Monte Paschi e a copertura delle malefatte di coloro che si sentivano protetti.
Politici certamente responsabili, seppure indirettamente, dell'accaduto, tentano di giustificare il prestito come vantaggio per lo Stato in quanto viene rimborsato ad interessi assai elevati.
E' risaputo che l'interesse sul prestito è proporzionato al rischio sottostante e se il rischio è particolarmente elevato il costo del denaro lievita in proporzione.
Ma vi è di più: qui nessuno finanzierebbe oggi il Monte dei Paschi e quindi ecco intervenire lo Stato Italiano.

Pur superando per un momento l'aspetto rischio e il concetto di capacità di rimborso sia del capitale che degli interessi pattuiti, siamo sicuri che lo Stato possa permettersi il lusso di erogare il prestito senza rischiare di cadere nella conseguente carenza di liquidità per pagare gli stipendi del personale pubblico?
Se, come spero, il problema non esiste, allora emerge spontanea (come si dice) una seconda domanda: perchè, se non esiste il problema, ci è stato chiesto il sacrificio dell'imposta IMU?

Forse la risposta in parte potrebbero averla già data i partiti nella circostanza delle imminenti elezioni i quali, con i loro candidati, vanno sbandierando di voler togliere questa pesante gabella che ha ulteriormente condizionato i consumi e, conseguentemente, frenato la ripresa produttiva, oltre a preoccupare e costringere a notevoli sacrifici le famiglie.

Anche qui forse ci sono delle responsabilità e non si riesce ancora a comprendere dove stia la verità.
 

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