alburgo

Membro Ordinario
Privato Cittadino
Buongiorno,
avrei un quesito da sottoporre che cercherò di esporre nel modo migliore.
Nel giugno 2010 ho acquistato un'appartamento usufruendo dell'IVA agevolata per la prima casa e vi ho trasferito la residenza come entro i 18 mesi previsti dalla legge.
Ora nell'appartamento ci vive mio figlio ed io mi sono trasferito in altro comune.
Posso trasferire la residenza nel comune dove attualmente vivo anche se non sono ancora trascorsi 5 anni dalla data dell'acquisto di cui sopra ?
Chiedo questo perché qualcuno mi ha detto che quel limite dei 5 anni entro i quali si rischia di perdere l'agevolazione della prima casa, riguarda solo l'eventuale vendita dell'immobile e
non la residenza.
 

desmo

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Si ma detta cosi a chi leggesse in futuro potrebbe sembrare che basti mettere la residenza nell'immobile agevolato, e poi poterla spostare tranquillamente prima dei 5 anni anche se non si vende. Ciò non è corretto, o meglio non è prudente. Ne avevamo già parlato, mentre la norma non specifica per quanto tempo si deve tenere la residenza, è vero anche che toglierla anzitempo potrebbe interpretarsi come una operazione speculativa (tranne se il cambio di residenza è opportunamente giustificabile da cause di forza maggiore). E' assolutamente prudente tenere la residenza nell'immobile acquistato con l'agevolazione almeno per 3 anni dall'atto...quindi albergo può si spostare la residenza, ma non perché non vende la casa, bensì' perché a Giugno 2013 è andato in prescrizione il diritto dell'amministrazione finanziaria di verificare la presenza dei suoi requisiti per l'agevolazione

Quindi in merito, il concetto secondo il quale:

quel limite dei 5 anni entro i quali si rischia di perdere l'agevolazione della prima casa, riguarda solo l'eventuale vendita dell'immobile e
non la residenza.

è sbagliato! E in entrambe i casi, perché:

1) potrei tranquillamente vendere l'immobile agevolato prima dei 5 anni, e non perdere le agevolazioni, giusto ricomprando entro 12 mesi dalla vendita.

2) se non volessi vendere l'immobile ma piuttosto spostare solo la residenza dopo 2 anni, se l'agenzia delle entrate mi pizzicasse e io non avessi giustificazioni mooolto convincenti, potrei perdere le agevolazioni!
 
Ultima modifica:

od1n0

Membro Senior
Privato Cittadino
2) se non volessi vendere l'immobile ma piuttosto spostare solo la residenza dopo 2 anni, se l'agenzia delle entrate mi pizzicasse e io non avessi giustificazioni mooolto convincenti, potrei perdere le agevolazioni!

Hai dei casi reali da indicare dove cio' e' avvenuto o mi indichi le leggi da dove desumi che l'agenzia delle entrate puo' chiedere le giustificazioni prima dei due anni per il cambiamento di residenza e quali sarebbero considerate valide e quali no?
 

desmo

Membro Attivo
Agente Immobiliare
No, e il problema è proprio questo, non ho mai trovato giurisprudenza sul caso di specie prospettato. Quindi ci resta una norma non chiara, interpretabile, ed una ratio.

Allora la norma dice che Tizio che non guadagna più di un tot all'anno, che non ha altre abitazioni, che voglia comprare una casa non di lusso, e a patto che ci metta la residenza, può avere delle agevolazioni. Non dice quanto tempo ce la deve tenere. Allora la può spostare anche il giorno dopo? All'inizio ritenevo di si, poi ho riflettuto, Qual'è la ratio? Quella di agevolare i meno abbienti, o di creare un occasione golosa per immobiliaristi speculatori che possono comprare oggi, metterci la residenza domani, e togliercela dopo domani? Se l'amministrazione finanziaria ha il diritto per 3 anni di controllare l'adempimento dell'agevolato, ha anche il diritto di controllare che l'agevolato avesse effettivamente i requisiti, allora cosa andiamo a dire al giudice tributario quando ci arrivava una cartella che ci presume colpevole di un profittamento di una norma che abbiamo eluso, fino a prova contraria, per convincerlo che l'operazione in realtà non è stata una speculazione, senza cause di forza maggiore che possa giustificarla?

Se facciamo una consulenza ad un cliente gli consigliamo il comportamento cauto, quello grazie al quale non avrà problemi, o gli facciamo sfidare la fortuna in balia di una interpretazione di un giudice in totale assenza di giurisprudenza di merito, con il rischio di pagare 10 o più migliaia di euro?

A me sembra molto chiaro, bisogna scegliere la via sicura. IN altro thread ne abbiamo tirate fuori diverse di sentenze, ma mai una di una persona che ha subito un accertamento e vinto o perso il relativo ricorso per aver tolto la residenza il giorno dopo avercela messa, senza giustificazioni di forza maggiore. Io le ho cercate ma mai trovate. E per me un giorno, o 3 anni, è lo stesso.

Nel dubbio non rischio e seguo la ratio, che è l'unica cosa chiara della questione.
 

od1n0

Membro Senior
Privato Cittadino
No, e il problema è proprio questo, non ho mai trovato giurisprudenza sul caso di specie prospettato. Quindi ci resta una norma non chiara, interpretabile, ed una ratio.

Allora la norma dice che Tizio che non guadagna più di un tot all'anno, che non ha altre abitazioni, che voglia comprare una casa non di lusso, e a patto che ci metta la residenza, può avere delle agevolazioni. Non dice quanto tempo ce la deve tenere. Allora la può spostare anche il giorno dopo? All'inizio ritenevo di si, poi ho riflettuto, Qual'è la ratio? Quella di agevolare i meno abbienti, o di creare un occasione golosa per immobiliaristi speculatori che possono comprare oggi, metterci la residenza domani, e togliercela dopo domani? Se l'amministrazione finanziaria ha il diritto per 3 anni di controllare l'adempimento dell'agevolato, ha anche il diritto di controllare che l'agevolato avesse effettivamente i requisiti, allora cosa andiamo a dire al giudice tributario quando ci arrivava una cartella che ci presume colpevole di un profittamento di una norma che abbiamo eluso, fino a prova contraria, per convincerlo che l'operazione in realtà non è stata una speculazione, senza cause di forza maggiore che possa giustificarla?

Se facciamo una consulenza ad un cliente gli consigliamo il comportamento cauto, quello grazie al quale non avrà problemi, o gli facciamo sfidare la fortuna in balia di una interpretazione di un giudice in totale assenza di giurisprudenza di merito, con il rischio di pagare 10 o più migliaia di euro?

A me sembra molto chiaro, bisogna scegliere la via sicura. IN altro thread ne abbiamo tirate fuori diverse di sentenze, ma mai una di una persona che ha subito un accertamento e vinto o perso il relativo ricorso per aver tolto la residenza il giorno dopo avercela messa, senza giustificazioni di forza maggiore. Io le ho cercate ma mai trovate. E per me un giorno, o 3 anni, è lo stesso.

Nel dubbio non rischio e seguo la ratio, che è l'unica cosa chiara della questione.

Questa e' la nota II-bis contenuta nel dpr 131/1986 lettera a che riguarda la residenza:
"a) che l'immobile sia ubicato nel territorio del comune in cui l'acquirente ha o stabilisca entro diciotto mesi dall'acquisto la propria residenza o, se diverso, in quello in cui l'acquirente svolge la propria attivita' ovvero, se trasferito all'estero per ragioni di lavoro, in quello in cui ha sede o esercita l'attivita' il soggetto da cui dipende ovvero, nel caso in cui l'acquirente sia cittadino italiano emigrato all'estero, che l'immobile sia acquisito come prima casa sul territorio italiano. La dichiarazione di voler stabilire la residenza nel comune ove e' ubicato l'immobile acquistato deve essere resa, a pena di decadenza, dall'acquirente nell'atto di acquisto;"

Dire che se l'ADE lo pizzica e non ha giustizicazioni molto convincenti perche' non e' restato due anni mi sembra quantomeno allarmistico piu' che cauto e prevede che ci siano precedenti giurisprudenziali in tal senso ma non c'e' nessuna base su cui affermare un limite di tempo di due anni p che ci debbano essere cause di forza maggiore.Potrei aver benissimo cambiato idea sul posto vivendoci. Potrebbe essere 6 mesi 3 anni o 5 anni ma non essendo indicato in nessuna norma credo sia molto difficile che l'ADE esca vittoriosa da un eventuale contenzioso.
Poi che la norma non dica nulla in tal senso e' che ci sia un rischio remoto che l'ADE abbia qualcosa da dire si c'e' ma bisogna dare la giusta dimensione al problema. Questo rischio comunque vale per l'interpretazione di qualsiasi norma.
Ti dico e' mia opinione che l'ADE non si imbarcherà mai in un contenzioso simile altrimenti se avesse avuto la possibilità anche minima di spuntarla l'avrebbe gia' fatto da tempo e di precedenti ne avresti trovati. I dati dei trasferimenti di residenza le vengono comunicati e incrociarli con le agevolazioni non e' eccessivamente difficile e se si puo' far cassa i funzionari non si tirano indietro.
Secondo me il principio che sta dietro alla normativa e' agevolare l'acquisto della prima casae ed evitare speculazioni. Poi come uno usa la sua casa sono affari suoi l'importante e' che non usufruisca piu' volte di tale agevolazione.
Se vedi addirittura se sei residente all'estero puoi usufruire dell'agevolazione.
Il limite minimo per quel che mi riguarda sono i 45 giorni che l'anagrafe ha di tempo per negare il cambio di residenza.
 
Ultima modifica:

desmo

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Perché mi hai citato la norma dell'agevolazione prima casa?

Comunque, conosco persone che non hanno mai messo la residenza nei 18 mesi, e non hanno ricevuto multe né accertamenti, non vuol dire che non abbiano rischiato.

Il concetto è che tenere la residenza almeno 3 anni vuol dire mettersi al sicuro al 100%, mentre togliendo la residenza prima che siano trascorsi almeno 3 anni la sicurezza non la si ha. E non si ha nemmeno la ratio dalla propria parte.
 

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