Buongiorno, durante un viaggio in treno mi sono trovato nella imbarazzante situazione di ascoltare due telefonate tra un passeggero sui trent'anni e quello che ho dedotto essere suo fratello, presumo più o meno coetaneo: l'argomento della telefonata, che ha anche avuto momenti di una certa tensione, ma non tra i due, verteva sulla proprietà della casa "di famiglia", che secondo quanto detto da un interlocutore all'altro sarebbe di proprietà del padre "per il 98%" e dei due figli per l'1% ciascuno (questo perchè la madre, mancata in epoca CoViD, deteneva il 5% dell'abitazione, mentre era a sua volta proprietaria di altra abitazione per il 95% , essendo l'altro 5% del marito e padre dei due al telefono) a quanto pare i due erano preoccupati perchè il padre avrebbe manifestato l' intenzione di vendere la casa di famiglia per acquistarne un'altra più piccola da cointestare alla nuova compagna: i due ragazzi, autonomi sul fronte lavorativo e abitativo erano decisamente seccati dalla situazione successoria che si sarebbe venuta a creare e si interrogavano se quella minima percentuale di loro proprietà potesse diventare un ostacolo alla vendita da parte del genitore....Non essendo particolarmente esperto sull'argomento (e nemmeno coinvolto in alcun modo nella questione, essendo stato solo involontario testimone in un vagone semivuoto tra la Liguria e Milano) mi sono però domandato: 1) perchè dividere le proprietà in modo così bizzarro e 2) come potrebbero muoversi i due figli per fare diventare quella minima percentuale una leva nelle loro mani per non restare con un pugno di mosche? In sottotono i due temevano anche che l'attuale compagna in un prossimo futuro potesse diventare legittima consorte, introducendo nella futura successione anche i suoi due figli (anche lei se ho ben capito sarebbe vedova)