Internet o Cabernet
L'editoriale di Guglielmo Pelliccioli
Italia •
Chi avesse pensato che internet potesse migliorarci la vita o, più prosaicamente, almeno la visione di essa grazie alla maggiore disponibilità di dati, informazioni, elementi di valutazione, probabilmente non ha mai lavorato nel real estate o nel settore immobiliare.
Sapete quante sono le autorizzazioni che servono per aprire un cantiere? Come si definisce una casa di lusso? Quanto costano al metro quadro le abitazioni vecchie di trent'anni di una certa via cittadina? Quante case si vendono in un anno, a che prezzo medio, qual è l'età media di chi le compera e il suo reddito? Chi è l'ente o l'istituzione pubblica autorizzata a pubblicare i dati sulle compravendite, i mutui erogati e quelli in sofferenza?
Sono tutte domande (ma se volete possiamo riempire lo spazio di questo editoriale) a cui pochi saprebbero dare una risposta approssimativa e nessuno una risposta certa.
Eppure la tecnologia digitale è nata proprio per aggregare e semplificare questi dati, per mettere a disposizione documenti, leggi e regolamenti, fare previsioni, analisi e proiezioni. Sarà: ma certo non nel magico mondo del real estate.
Ci scrive l'amico Valerio Angeletti, presidente degli agenti immobiliari Fimaa: "Caro Guglielmo voglio esternarti le mie preoccupazioni, da cittadino e da rappresentante della Fimaa, in merito all’ufficializzazione dei dati delle compravendite effettuati dall’Agenzia delle Entrate, Banca d’Italia e per ultima l’Istat. A distanza di poche settimane tutti questi illustrissimi Istituti ufficializzano dei dati che risultano sostanzialmente simili ma non uguali.
Ci domandiamo: è possibile che i tre Istituti lavorino senza coordinamento e unicità di risultati sul numero delle compravendite che dovrebbe essere il matematico riscontro degli Uffici del Registro?
Inoltre, l’utilizzo seriale dello stesso dato da parte dei media, crea un’ondata di pessimismo (ora, e di eccessivo ottimismo quando i dati migliorano) in quanto il cittadino (80% proprietario di case) si continua a sentire sempre più povero essendo martellato dalle stessa informazione che recepisce come dati che si cumulano".
Già, è possibile che tre istituzioni serie come la Banca d'Italia, l'Agenzia del Territorio/Entrate e l'Istat - che hanno le loro sedi nel raggio di due chilometri - non riescano ad elaborare un documento comune, affinando anche quelle piccole discrepanze che sempre si evidenziarono quando si manipolano dati secondo proprie metodologie?
A parte l'autorevolezza di un'informazione che arrivasse da un riconosciuto soggetto istituzionale, si eviterebbe anche quella distorsione (certo solo psicologica, ma che comunque ha il suo effetto) di far arrivare all'opinione pubblica, e alla stampa che la diffonde, la medesima notizia a distanza di poche settimane.
Circostanza che ha una sua particolare valenza quando le notizie date non sono affatto esaltanti o incoraggianti.
E' chiaro che il buon Angeletti e i suoi agenti venderebbero più case se i comunicati diffusi fossero positivi o addirittura euforici sull'andamento del mercato ma, giustament, non ci si può automassacrare dando per tre volte di seguito la stessa cattiva notizia.
Altro esempio, che prendiamo dalla sempre puntuale voce di Confedilizia. Ecco cosa dichiara il suo presidente Corrado Sforza Fogliani:
"Non ci opponiamo a che le prime case di lusso siano pignorabili da Equitalia. Purché, però, siano davvero quelle di lusso.
Il riferimento al Catasto previsto nella bozza del decreto in entrata al Consiglio dei ministri è inaccettabile, abbiamo già dimostrato che tale riferimento crea discriminazioni assurde da città a città e da provincia a provincia.
Per evitarle, occorre fare una cosa molto semplice: escludere dalla pignorabilità le prime case che abbiano le caratteristiche del decreto ministeriale 2.8.1969 n. 1072, che determina gli elementi che devono ricorrere perché una casa possa essere considerata di lusso. Solo così le case di lusso sarebbero uguali in tutta Italia".
In altre parole i criteri fissati dal Catasto non sono omogenei città per città e così una casa può essere di lusso a Milano e non a Catania o a Perugia o viceversa.
Fare una legge sull'impignorabilità della abitazioni come quella proposta dal governo Letta è di per sé lodevole ed equo, così come escludere da tale provvedimento le case di pregio e di valore dove si presuppone che la proprietà non abbia difficoltà a pagare le imposte.
Però bisognerebbe spiegare bene quali sono questi beni senza creare disparità da città a città (avete presenti le rendite catastali?), fissando una regola uguale per tutti e non adottando un criterio di valutazione che si è dimostrato errato e fuorviante da anni.
Cosa può fare internet per noi del mondo del mattone? Se venisse usata, la rete e i suoi dati potrebbe fare molto.
Per esempio indagare meglio il mercato.
E' mai possibile che oggi non si riescano ad aggregare le neanche 500 mila compravendite di immobili residenziali, che si effettuano in un anno in Italia, per sapere a quali prezzi vengono scambiati gli immobili in una certa via o zona, quanta parte viene versata in contanti e quanta facendo ricorso al mutuo, qual è l'età media di chi compra secondo le fasce di prezzo e il ricorso al mutuo, qual è l'età media degli immobili scambiati, la superficie media e la tipologia degli stessi.
Sarebbero informazioni utilissime per comparare il mercato, per stabilire le tendenze, per comprendere i bisogni, per studiare soluzioni su misura in funzione della domanda.
Senza contare la possibilità di monitorare l'offerta del mercato in termini di immobili disponibili, di valutazioni corrette, di offerte di mutui, di perizie e pratiche on line, di progetti e cantieri in corso di esecuzione.
Sono passati dieci mesi da quando l'anno scorso organizzammo 'Real estate 2.0' per studiare come il web potrebbe aiutare il settore immobiliare. Al di là delle grandi manifestazioni di interesse e di approfondimento si è mosso qualcosa (ad esempio il mondo notarile) ma molto di più andrebbe fatto. Insomma siamo molto lontani da una possibile ubriacatura da tecnologia digitale. Possiamo tranquillamente convivere sia con Internet sia con il Cabernet!
L'editoriale di Guglielmo Pelliccioli
Italia •
Chi avesse pensato che internet potesse migliorarci la vita o, più prosaicamente, almeno la visione di essa grazie alla maggiore disponibilità di dati, informazioni, elementi di valutazione, probabilmente non ha mai lavorato nel real estate o nel settore immobiliare.
Sapete quante sono le autorizzazioni che servono per aprire un cantiere? Come si definisce una casa di lusso? Quanto costano al metro quadro le abitazioni vecchie di trent'anni di una certa via cittadina? Quante case si vendono in un anno, a che prezzo medio, qual è l'età media di chi le compera e il suo reddito? Chi è l'ente o l'istituzione pubblica autorizzata a pubblicare i dati sulle compravendite, i mutui erogati e quelli in sofferenza?
Sono tutte domande (ma se volete possiamo riempire lo spazio di questo editoriale) a cui pochi saprebbero dare una risposta approssimativa e nessuno una risposta certa.
Eppure la tecnologia digitale è nata proprio per aggregare e semplificare questi dati, per mettere a disposizione documenti, leggi e regolamenti, fare previsioni, analisi e proiezioni. Sarà: ma certo non nel magico mondo del real estate.
Ci scrive l'amico Valerio Angeletti, presidente degli agenti immobiliari Fimaa: "Caro Guglielmo voglio esternarti le mie preoccupazioni, da cittadino e da rappresentante della Fimaa, in merito all’ufficializzazione dei dati delle compravendite effettuati dall’Agenzia delle Entrate, Banca d’Italia e per ultima l’Istat. A distanza di poche settimane tutti questi illustrissimi Istituti ufficializzano dei dati che risultano sostanzialmente simili ma non uguali.
Ci domandiamo: è possibile che i tre Istituti lavorino senza coordinamento e unicità di risultati sul numero delle compravendite che dovrebbe essere il matematico riscontro degli Uffici del Registro?
Inoltre, l’utilizzo seriale dello stesso dato da parte dei media, crea un’ondata di pessimismo (ora, e di eccessivo ottimismo quando i dati migliorano) in quanto il cittadino (80% proprietario di case) si continua a sentire sempre più povero essendo martellato dalle stessa informazione che recepisce come dati che si cumulano".
Già, è possibile che tre istituzioni serie come la Banca d'Italia, l'Agenzia del Territorio/Entrate e l'Istat - che hanno le loro sedi nel raggio di due chilometri - non riescano ad elaborare un documento comune, affinando anche quelle piccole discrepanze che sempre si evidenziarono quando si manipolano dati secondo proprie metodologie?
A parte l'autorevolezza di un'informazione che arrivasse da un riconosciuto soggetto istituzionale, si eviterebbe anche quella distorsione (certo solo psicologica, ma che comunque ha il suo effetto) di far arrivare all'opinione pubblica, e alla stampa che la diffonde, la medesima notizia a distanza di poche settimane.
Circostanza che ha una sua particolare valenza quando le notizie date non sono affatto esaltanti o incoraggianti.
E' chiaro che il buon Angeletti e i suoi agenti venderebbero più case se i comunicati diffusi fossero positivi o addirittura euforici sull'andamento del mercato ma, giustament, non ci si può automassacrare dando per tre volte di seguito la stessa cattiva notizia.
Altro esempio, che prendiamo dalla sempre puntuale voce di Confedilizia. Ecco cosa dichiara il suo presidente Corrado Sforza Fogliani:
"Non ci opponiamo a che le prime case di lusso siano pignorabili da Equitalia. Purché, però, siano davvero quelle di lusso.
Il riferimento al Catasto previsto nella bozza del decreto in entrata al Consiglio dei ministri è inaccettabile, abbiamo già dimostrato che tale riferimento crea discriminazioni assurde da città a città e da provincia a provincia.
Per evitarle, occorre fare una cosa molto semplice: escludere dalla pignorabilità le prime case che abbiano le caratteristiche del decreto ministeriale 2.8.1969 n. 1072, che determina gli elementi che devono ricorrere perché una casa possa essere considerata di lusso. Solo così le case di lusso sarebbero uguali in tutta Italia".
In altre parole i criteri fissati dal Catasto non sono omogenei città per città e così una casa può essere di lusso a Milano e non a Catania o a Perugia o viceversa.
Fare una legge sull'impignorabilità della abitazioni come quella proposta dal governo Letta è di per sé lodevole ed equo, così come escludere da tale provvedimento le case di pregio e di valore dove si presuppone che la proprietà non abbia difficoltà a pagare le imposte.
Però bisognerebbe spiegare bene quali sono questi beni senza creare disparità da città a città (avete presenti le rendite catastali?), fissando una regola uguale per tutti e non adottando un criterio di valutazione che si è dimostrato errato e fuorviante da anni.
Cosa può fare internet per noi del mondo del mattone? Se venisse usata, la rete e i suoi dati potrebbe fare molto.
Per esempio indagare meglio il mercato.
E' mai possibile che oggi non si riescano ad aggregare le neanche 500 mila compravendite di immobili residenziali, che si effettuano in un anno in Italia, per sapere a quali prezzi vengono scambiati gli immobili in una certa via o zona, quanta parte viene versata in contanti e quanta facendo ricorso al mutuo, qual è l'età media di chi compra secondo le fasce di prezzo e il ricorso al mutuo, qual è l'età media degli immobili scambiati, la superficie media e la tipologia degli stessi.
Sarebbero informazioni utilissime per comparare il mercato, per stabilire le tendenze, per comprendere i bisogni, per studiare soluzioni su misura in funzione della domanda.
Senza contare la possibilità di monitorare l'offerta del mercato in termini di immobili disponibili, di valutazioni corrette, di offerte di mutui, di perizie e pratiche on line, di progetti e cantieri in corso di esecuzione.
Sono passati dieci mesi da quando l'anno scorso organizzammo 'Real estate 2.0' per studiare come il web potrebbe aiutare il settore immobiliare. Al di là delle grandi manifestazioni di interesse e di approfondimento si è mosso qualcosa (ad esempio il mondo notarile) ma molto di più andrebbe fatto. Insomma siamo molto lontani da una possibile ubriacatura da tecnologia digitale. Possiamo tranquillamente convivere sia con Internet sia con il Cabernet!