Mil

Membro Senior
Tra le realtà che conosco io
ho due nipoti che hanno tentato di trovare lavoro trasferendosi in Australia per poi trovarsi a lavorare in delle Farm ,
il figlio di miei clienti si trova tuttora a londra e dopo aver provato a cambiare qualche decina di lavori , ora si trova a fare l'aiuto in cucina in un ristorante (non ricordo se thailandese o robe simili) , diciamo ad oggi l'unico vantaggio che ne ha tratto è una buona conoscenza della lingua inglese ... presto anche lui tornerà a Roma sconfitto ...........
Non è assolutamente facile realizzarsi fuori del nostro paese da immigrato
tranne i "cervelli" giovani laureati con indubbie capacità.


Ripeto Ale non vedo in loro dei potenziali acquirenti, (purtroppo riferito alla loro condizione) bisognerebbe prima parlare di occupazione e problemi legati al lavoro per sopravvivere.
Se non riprende l'economia in generale vedo difficoltà per tutti grandi o piccini ..

Ingelman, potresti anche avere ragione, ma disgraziatamente c'è anche tanta gente che invece si realizza, ma anche senza andare dall'altro capo del mondo. E' chiaro che le categorie senza una base di conoscenze sono un po' penalizzate rispetto al passato, ma la vera differenza è che i ricercatori universitari in Italia sono portaborse, i medici devono fare una trafila di selezioni che nulla hanno a che vedere con il merito. Poi partono e vedi che si realizzano e bene. Com'è? Io conosco un semianalfabeta che ora è un docente all'università, in UK . Con amici ci chiedavamo fino a che punto il talento possa davvero venir fuori in età avanzata e fino a che punto invece non si tratti di situazioni e contesti in cui è più semplice di quanto non si creda emergere (oggi forse un po' meno).. Qualche stortura in Italia c'è per forza, perchè mediamente non è possibile che ci sia il 46% di bamboccioni di venticinque anni, immagino.

Qui il problema è che Roma e Milano ad esempio sono rispettivamente al 12° e 17° posto nelle classifiche mondiali per esosità nelle quotazioni immobiliari.
La differenza è che non c'è sotto la sostanza, da tanto, troppo tempo e non c'è alcun paragone con altri mercati in cui però l'alto prezzo degli immobili è giustificato dalla richiesta, dalla qualità della vita, dai redditi medi nettamente più alti...Qui no. Noi non abbiamo nulla di tutto ciò e ci meravigliamo che non ci sia appetibilità.
 

sylvestro

Membro Assiduo
Privato Cittadino
Raddoppia il numero degli italiani in fuga

di: WSI | Pubblicato il 26 giugno 2014| Ora 10:33
La destinazione favorita è il Regno Unito, segue la Germania. In calo l'ingresso di cittadini stranieri.


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La destinazione favorita degli italiani in fuga è il Regno Unito, segue la Germania. In calo l'ingresso di cittadini stranieri.

ROMA (WSI) - Le immigrazioni dall'estero sono scese nel 2013 a 307 mila, pari a un tasso del 5,1 per mille, contro le oltre 350 mila del 2012 (5,9 per mille). Aumentano, invece, le emigrazioni, circa 126 mila (2,1 per mille), contro i 106 mila dell'anno precedente (1,8 per mille). Il saldo migratorio con l'estero è di 182 mila unità, per un tasso del 3 per mille (4,1 nel 2012). E' quanto emerge dal Report "indicatori demografici" dell'Istat.

Nel periodo 2008-2013, tra coloro che abbandonano il Paese per una destinazione estera raddoppia sia il numero di residenti stranieri (da 22 a 44 mila), che il numero di italiani (da 40 a 82 mila).

Nel 2013 la destinazione estera favorita dagli italiani è il Regno Unito, con circa 13 mila trasferimenti, segue la Germania con 11 mila 600. Gli stranieri, invece, emigrano prevalentemente in Romania, oltre 10 mila trasferimenti nel 2013 (+21% sul 2012) e Albania, oltre 2 mila trasferimenti (+23%).

Calano gli ingressi dei cittadini stranieri, 279 mila nel 2013 contro i 321 mila del 2012. I rimpatri di italiani sono 28 mila.

Con 60 mila immigrati arrivati nel 2013 la Romania si conferma il principale Paese di provenienza, davanti a Marocco (19 mila) e Cina (18 mila). Tuttavia, gli arrivi dalla Romania crollano sensibilmente (-25% sul 2012), così come quelli dalla Cina (-12%). Stabili i flussi in arrivo dal Marocco (-0,8%), mentre aumentano quelli da Egitto (+15%) e Ucraina (+10%).

Gli italiani che tornano nel Paese provengono, prevalentemente, dalla Germania (4 mila 100 rimpatri) e dalla Svizzera (2 mila 700).

Nel decennio 1993-2012 ben 2 milioni 388 mila individui hanno spostato la residenza dal Mezzogiorno al Centro-nord, mentre poco più della metà, 1 milione 275 mila, ha effettuato il tragitto inverso.

La migrazione di capitale umano dal Mezzogiorno al Centro-nord prosegue anche nel 2013. Sono 116 mila gli individui che hanno trasferito la residenza da una regione del Mezzogiorno a una del Centro-nord, mentre soltanto in 65 mila hanno fatto il contrario.

(TMNews)
 

Dumarest

Membro Attivo
Professionista
Anch'io mi sto preparando a emigrare, purtroppo non vedo speranze per l'Italia, quindi meglio andarsene.
Credo che molti di quelli che se ne vanno siano comunque persone con buone possibilità economiche, e niente affatto intenzionate a ritornare al paesello, un drenaggio di risorse che indebolisce il paese, ma ormai investire in Italia non ha più senso.
Io ero intenzionato ad aprire una società con fatturato presunto di circa 150.000 Euro all'anno, investimento iniziale 100.000 Euro, spese annue 80.000 Euro.
Apparentemente buono, in realtà non ci starei dentro, o meglio avrei un ritorno post tasse minimo (e sono tasse folli, tipo i 310 Euro per la vidimazione registri o l'IRAP che si calcola sull'utile più il costo dei dipendenti più il costo degli interessi passivi.... ma dai!), in più il primo anno c'è uno scoglio grosso, ovvero devo versare le tasse per l'anno passato e quelle dell'anno futuro... foolish, come dicono gli inglesi.
Eh si, perché a Malta le tasse mi lascerebbero un buon margine, alla fine dell'anno, soprattutto non devo pagare in anticipo.
Mi seccherebbe molto lasciare il mio paese, ma temo che non ci sia scelta.
 
L

lollo2000

Ospite
Anch'io mi sto preparando a emigrare, purtroppo non vedo speranze per l'Italia, quindi meglio andarsene.
Credo che molti di quelli che se ne vanno siano comunque persone con buone possibilità economiche, e niente affatto intenzionate a ritornare al paesello, un drenaggio di risorse che indebolisce il paese, ma ormai investire in Italia non ha più senso.
Io ero intenzionato ad aprire una società con fatturato presunto di circa 150.000 Euro all'anno, investimento iniziale 100.000 Euro, spese annue 80.000 Euro.
Apparentemente buono, in realtà non ci starei dentro, o meglio avrei un ritorno post tasse minimo (e sono tasse folli, tipo i 310 Euro per la vidimazione registri o l'IRAP che si calcola sull'utile più il costo dei dipendenti più il costo degli interessi passivi.... ma dai!), in più il primo anno c'è uno scoglio grosso, ovvero devo versare le tasse per l'anno passato e quelle dell'anno futuro... foolish, come dicono gli inglesi.
Eh si, perché a Malta le tasse mi lascerebbero un buon margine, alla fine dell'anno, soprattutto non devo pagare in anticipo.
Mi seccherebbe molto lasciare il mio paese, ma temo che non ci sia scelta.
è una valutazione che stiamo facendo in molti
lo stato italiano stà inesorabilmente prosciugando i redditi di imprese lavoratori professionisti e pensionati e presto anche il patrimonio
 

sylvestro

Membro Assiduo
Privato Cittadino
Record di italiani «in fuga» all’estero: 82mila nel 2013. Gran Bretagna meta preferita

9 dicembre 2014

Nel 2013 gli italiani emigrati all'estero sono stati 82mila, il numero più alto degli ultimi dieci anni, il 20,7% in più rispetto all'anno precedente. È uno dei dati che emerge dall'ultimo report Istat su «Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente». Un rapporto che evidenzia anche come l'Italia attragga meno gli immigrati. Nel 2013 gli arrivi dall'estero sono stati 307 mila, 43 mila in meno rispetto all'anno precedente (-12,3%).

Italiani in fuga dal Paese, mai così tanti
Il numero di emigrati italiani è stato nel 2013 pari a 82mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni. Migrano soprattutto le persone tra i 20 e i 45 anni. Le principali mete di destinazione dei nostri connazionali sono il Regno Unito (13mila emigrati), la Germania (oltre 11mila), la Svizzera (10mila) e la Francia (8mila). Paesi che accolgono oltre la metà dei flussi in uscita: a lasciare il Belpaese sono soprattutto persone tra i 20 e i 45 anni, e oltre il 30% di loro è in possesso di una laurea. La meta preferita dai laureati (3.300) è sempre la Gran Bretagna.

In pochi tornano in Italia
I connazionali che decidono di tornare in Italia sono in numero molto inferiore a quello degli emigranti: nel 2013 i rientri sono 4mila dalla Germania, quasi 3mila dalla Svizzera e circa 2mila dal Regno Unito e dagli Usa. Il saldo migratorio per gli italiani è negativo per 54mila unità, quasi il 40% in più di quello del 2012 nel quale era risultato pari a -38 mila. Tra il 2007 e il 2013 le emigrazioni complessive sono più che raddoppiate, passando da 51mila a 126mila.

Italia attrae meno immigrati: -12,3%
Non solo. Sempre da quanto emerge dall'ultimo report dell'Istat sulle migrazioni internazionali, l'Italia attrae meno gli immigrati. Nel 2013 gli arrivi dall'estero sono stati 307mila, 43mila in meno rispetto all'anno precedente (-12,3%). Sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, l'Italia rimane, tuttavia, meta di consistenti flussi migratori dall'estero. La comunità straniera più rappresentata tra gli immigrati è quella rumena che conta 58 mila iscrizioni. Seguono le comunità del Marocco (20 mila), della Cina (17 mila) e dell'Ucraina (13 mila). Gli italiani di rientro dall'estero sono 28 mila, mille in meno rispetto al 2012.
 

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