Una testimonianza di prima mano, un’attestazione che vale più d tante ipotesi di scuola e di teorie virtuali. Il mio condominio, qui a Roma, in zona Appio Latino, quartiere Caffarella, è alto sette piani ed è suddiviso in quattro appartamenti per piano, per un totale di trenta unità abitative, considerando anche le due del piano terra.
Io ho comprato qui casa nel 1997 e mi sono avvalso degli impeccabili servizi di mediazione di una nota società di Torino. Tutto è andato liscio e non ci sono stati problemi di nessun tipo.
Dal 1997 in poi, ci sono state altri cinque trasferimenti di proprietà nel condominio in questione.
Ma SOLO una compravendita si è realizzata con l'intervento di un mediatore.
Tra l’altro, era una vendita di solo nuda proprietà e l’anziana proprietaria (ora deceduta) che l’alienava, si è voluta tutelare da eventuali sorprese ed inghippi, ricorrendo alla professionalità e all’esperienza di un’agenzia immobiliare romana specializzata in nude proprietà.
Dopo questo affare ci sono stati, nel mio condominio, fino ad oggi, altre quattro compravendite, ma nessuna di essa è stata intermediata da agenzia: una è avvenuta tra colleghi di lavoro ( entrambi dipendenti Alitalia), un'altra tra confinanti di appartamenti, un'altra ancora, tra vecchi amici d’ infanzia, l’ultima tra cugini. E, attenzione, nessuno condomino ha mai saputo niente, nessuno ha avuto sentore di colloqui, mercanteggiamenti, trattative in corso, se non ad affare concluso. Questi i fatti, nudi e crudi.
C’è da aggiungere che la portiera del mio palazzo è un tipo riservato e non le passa certamente per la testa di mettersi a fare la mediatrice abusiva, né di fare la “segnalatrice” per nessuna agenzia. L’amministratore, poi, abita, addirittura, 40 km fuori Roma.
Riepilogando: dal 1997 al 2010, nel mio condominio di 30 unità abitative, sono passati di mano 6 appartamenti, tra i quali il mio, ma, solo in 2 casi, è intervenuto il mediatore professionista. La percentuale è del 33%.
Un microcosmo, un caso tra un milione, una semplice testimonianza che non fa statistica.
Certamente un semplice caso non fa statistica, ma qui emerge, in modo chiaro, comunque, una tendenza italiana molto forte e specifica: la propensione di fare tutto in famiglia, di affidarsi alla solida rete di relazione dei parenti, dei consanguinei ,degli amici e di tenere fuori dai propri affari gli “altri”, considerati alla stregua di impiccioni, fossero pure i mediatori immobiliari di professione.
La grande, solida e positiva tradizione familliare italiana, un ulteriore ostacolo al lavoro degli agenti immobiliari?
Cosa ne pensate?
Io ho comprato qui casa nel 1997 e mi sono avvalso degli impeccabili servizi di mediazione di una nota società di Torino. Tutto è andato liscio e non ci sono stati problemi di nessun tipo.
Dal 1997 in poi, ci sono state altri cinque trasferimenti di proprietà nel condominio in questione.
Ma SOLO una compravendita si è realizzata con l'intervento di un mediatore.
Tra l’altro, era una vendita di solo nuda proprietà e l’anziana proprietaria (ora deceduta) che l’alienava, si è voluta tutelare da eventuali sorprese ed inghippi, ricorrendo alla professionalità e all’esperienza di un’agenzia immobiliare romana specializzata in nude proprietà.
Dopo questo affare ci sono stati, nel mio condominio, fino ad oggi, altre quattro compravendite, ma nessuna di essa è stata intermediata da agenzia: una è avvenuta tra colleghi di lavoro ( entrambi dipendenti Alitalia), un'altra tra confinanti di appartamenti, un'altra ancora, tra vecchi amici d’ infanzia, l’ultima tra cugini. E, attenzione, nessuno condomino ha mai saputo niente, nessuno ha avuto sentore di colloqui, mercanteggiamenti, trattative in corso, se non ad affare concluso. Questi i fatti, nudi e crudi.
C’è da aggiungere che la portiera del mio palazzo è un tipo riservato e non le passa certamente per la testa di mettersi a fare la mediatrice abusiva, né di fare la “segnalatrice” per nessuna agenzia. L’amministratore, poi, abita, addirittura, 40 km fuori Roma.
Riepilogando: dal 1997 al 2010, nel mio condominio di 30 unità abitative, sono passati di mano 6 appartamenti, tra i quali il mio, ma, solo in 2 casi, è intervenuto il mediatore professionista. La percentuale è del 33%.
Un microcosmo, un caso tra un milione, una semplice testimonianza che non fa statistica.
Certamente un semplice caso non fa statistica, ma qui emerge, in modo chiaro, comunque, una tendenza italiana molto forte e specifica: la propensione di fare tutto in famiglia, di affidarsi alla solida rete di relazione dei parenti, dei consanguinei ,degli amici e di tenere fuori dai propri affari gli “altri”, considerati alla stregua di impiccioni, fossero pure i mediatori immobiliari di professione.
La grande, solida e positiva tradizione familliare italiana, un ulteriore ostacolo al lavoro degli agenti immobiliari?
Cosa ne pensate?