proge2001

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Questo articolo l'ho trovato stamattina su internet:




Roma, 1 set. (LaPresse) - In Italia tra 2008 e 2012 le quotazioni delle case sono scese, complessivamente, del 10,4%, del 16,2% in termini reali, ma la corsa al ribasso potrebbe essere finita. Il rapporto tra prezzi e reddito disponibile procapite, che è un indicatore della capacità di spesa delle famiglie, infatti è rimasto nettamente superiore (+9,2% nel 1o trimestre 2012) rispetto alla media di lungo periodo, calcolata a partire dal 1970. Se il valore dell'Italia è quindi 109,2, quello degli Usa è 81,8 dopo un picco in piena bolla di 106,9 nel 2007, quando l'Italia arrivo a 117,2. Cosa vuol dire? Ce la vera bolla in Italia forse deve ancora scoppiare. Da noi come in Francia e Spagna che navigano a valori molto superiori al nostro: 134,3 in Francia (era 138,2 nel 2007), 125,4 la Spagna (picco di 162,3 nel 2007). Lo rende noto in suo studio il Centro studi di Confindustria.
Dati preoccupanti anche perché in Italia il reddito disponibile procapite ha arrestato la propria crescita nell’attuale fase di recessione (+0,3% tendenziale nel 1o trimestre 2012), e quindi gran parte del peso dell’aggiustamento dovrà ricadere sul livello dei prezzi. Per tornare sui valori di lungo periodo entro la fine del 2013 e scontando un aumento del reddito disponibile del 2,6% cumulato nel 2012-2013 (secondo le previsioni Ref), i prezzi nominali stima Confindustria dovrebbero ancora scendere del 7,0%. L’aggiustamento potrebbe essere però più prolungato e più profondo, dato che nel 2000 il rapporto tra quotazioni e reddito disponibile procapite era del 14,9% sotto la media di lungo periodo e nel 1997 del 30%.
Più in generale secondo Confindustria il quadro congiunturale del mercato immobiliare italiano è in rapido peggioramento. Crollano le transazioni immobiliari: giù le compravendite registrate (-19,6% tendenziale nel 1° trimestre 2012) e la quota di agenzie che hanno venduto abitazioni (-6,6 punti percentuali nel 2° trimestre rispetto all’anno precedente); si allungano i tempi di vendita (8,2 mesi, uno in più di un anno fa) e quindi la riduzione media rispetto al prezzo inizialmente richiesto (15,4%). La domanda è compressa dalla caduta del reddito disponibile e dal credit crunch (64,7% gli acquisti finanziati con un mutuo nel 2° trimestre, -7,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, per una quota media del 63,0% del valore dell’immobile, -10,0). Coerentemente, peggiorano i giudizi sulle variazioni dei prezzi (-74,0 il saldo tra la quota di agenzie che ritengono ci sarà un aumento e quella che ritiene avverrà una diminuzione delle quotazioni). Tali dati sono peggiori di quelli registrati nel 2008-2009, biennio nel quale la diminuzione dei prezzi nominali è stata del 6,1% complessivo.
 

akiraa

Membro Junior
Concordo con l'analisi, si ritornerà a vendere e comprare quando ai prezzi attuali (già ribassati rispetto ai picchi 2008) sarà addotta una scontistica del 20%.
 

Carlo Garbuio

Membro Storico
Agente Immobiliare
Cosa vuol dire? Ce la vera bolla in Italia forse deve ancora scoppiare.
Non vuol dire niente.
Pure l'autore dell'articolo ipotizza con il "forse", quindi niente di certo, le solite supposte :^^:
Ma quante previsioni ... e non convergenti ... mah!
Quando si commentano bisogna aver presente le "avvertenze", le "controindicazioni" e stare molto attenti agli "effetti indesiderati" ;)
 

ccc1956

Membro Senior
Professionista
Il vero cambio di paradigma si avra' quando la consapevolezza del dimezzamento dei valori sara' sulla bocca delle gente comune e nonostante il tam-tam mediatico. (Non smetteranno mai di scrivere che questo e' il momento giusto per comprare).
tra due anni max il sentir comune della gente sarà gia' molto diverso.

http://img222.imageshack.us/img222/6343/99472852.gif
come al solito milano e roma reggono.
 

andrea boschini

Moderatore
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ECCO QUANTO SCRIVONO SULL'ITALIA SUL DAILY THELEGRAPH...



“Il turista inglese è colpito da come vanno male le cose in Italia”. Questo è il titolo, semplificando la traduzione, di un articolo apparso sul The Daily Telegraph, che racconta di un viaggio nel Belpaese depresso dalla crisi. Righe non certo lusinghiere spese per fare una (brutta) fotografia alle nostre località turistiche che, inevitabilmente, risentono della congiuntura economica negativa.
Che la Gran Bretagna se la passi meglio della povera Italia è cosa nota. Ma lasciano, lo stesso, l’amaro in bocca le considerazioni del Daily Telegraph che raccontano di un Paese in cui “le cose vanno male”. E lo si capisce “andando dal droghiere in piazza che solitamente era pieno di prelibatezze locali, come vino e salame, mentre quest’anno gli scaffali sono vuoti”. Desolatamente. “Il commercio si è dimezzato rispetto all’anno scorso”, ha commentato al giornale inglese un commerciante piemontese. Il Piemonte, appunto, regione definita come “un angolo tradizionalmente prospero del nord-ovest d’Italia” dove ci sono molte feste patronali “senza più nessuna persona in coda per mangiare nei ristoranti”.
E nel quadro a tinte fosche del nostro bistrattato Paese, non manca neanche un accenno alla stretta anti-evasori di Equitalia. “Una Ferrari ruggisce davanti a noi – si legge sempre nell’articolo del quotidiano britannico – ma il nostro ospite italiano scuote la testa. Ormai la lotta agli evasori colpisce chiunque e possono fermare qualsiasi veicolo appariscente per interrogare il conducente sul proprio reddito”. Tornare a Londra, infine, sempre per il Daily Telegraph, è quasi come fare ritorno alla vita: “Heathrow Terminal 5, con i suoi negozi e ristoranti, pullula di gente, di rumore e di continui via vai di passeggeri”.

Insomma, il turismo italico esce con le ossa rotte dall’impietoso racconto inglese. Certo, hanno un po’ esagerato, ma è difficile dare torto ad un turista straniero che nota gli effetti dell’austerity (giusto per non essere ripetitivi nell’usare sempre la parola crisi) durante le sue vacanze nostrane. E a confermare quello che fino a qui si è intuito - ossia lo stato di sofferenza del comparto turistico - arrivano anche i dati di Federalberghi che parlano di un calo del 18,9% di turisti e un 22% del giro d’affari in quest’estate 2012 che sta per finire. “A memoria statistica non si era mai visto un calo così generalizzato e devastante di uno dei settori che potrebbe, se opportunamente supportato, rappresentare il primo volano per la ripresa economica del Paese”. E’ questo il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. “I numeri ci dicono - prosegue Bocca- che quasi 6 italiani su 10 rimarranno a casa durante i mesi estivi e quelli che si muoveranno saranno circa 27 milioni tra maggiorenni e minorenni (rispetto ai 33,2 milioni del 2011), pari al 44,7% della popolazione (rispetto al 55% del 2011)”. Flessioni spalmate su tutti i mesi caldi di villeggiatura: giugno da 8,4 milioni del 2011 a circa 6,6 milioni (-21,5%), luglio da circa 12,5 milioni del 2011 a circa 10,9 milioni (-13%), agosto da circa 21,9 milioni del 2011 a 15,4 milioni (-29,5%), settembre da 5 milioni del 2011 a 3,6 milioni (-27,7). Ma una statistica su tutte descrive lo stato di difficoltà degli italiani: 3 su 10 hanno rinunciato alle ferie per motivi economici, ossia il 51,6%. Nel 2011, invece, erano soltanto il 42,8%.
Effetti della crisi, certamente. Ma se si arriva perfino ad intaccare il sacrosanto riposo estivo sotto l'ombrellone, allora significa che le ripercussioni per l’economia nazionale saranno più gravi. Perché il valore aggiunto prodotto in Italia dal turismo è stato pari, nel 2010, a 82mila e 833 milioni di euro, ossia il 6% del valore aggiunto totale dell’economia, secondo le stime dell’Osservatorio nazionale del turismo. Che, fortunatamente, apre anche qualche spiraglio positivo. A dare una boccata d’ossigeno al sofferente Stivale ci pensano gli stranieri: nel 2011 quelli in ferie in Italia hanno speso di più (il 6,5%) rispetto all’anno precedente. La regione preferita dai viaggiatori europei, tedeschi in primis, è il Veneto; quelli d’oltreoceano prediligono il Lazio, seguito dalla Toscana. Le mete più amate sono quelle marittime, poi ci sono le grandi città d’arte.
 

O.r.d.i.n.a.r.y. Man

Membro Attivo
Professionista
Effetti della crisi, certamente. Ma se si arriva perfino ad intaccare il sacrosanto riposo estivo sotto l'ombrellone, allora significa che le ripercussioni per l’economia nazionale saranno più gravi

quest'estate ho fatto le classiche domeniche al mare nelle maggiori località turistiche italiane:

NESSUNA CODA neanche la mattina della domenica partendo alle 9.30, orario e giorno ( negli anni passati ) da bollino nero, rosso e tutti i colori che volete.

Dobbiamo aggiungere altro ?

Ormai si rinuncia anche alla domenica al mare
 

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