Premetto che ne so poco su questo ddl... Ma mi sembra solo di aver capito che vieti di pubblicare intercettazioni prima della conclusione delle dovute indagini e relativo processo... E in questo non ci vedo assolutamente nulla di male, anzi!
Non vorrei avventurarmi su un terreno scivolosissimo, ma mi sembra di aver capito che il ddl preveda che le intercettazioni telefoniche non si facciano (tranne che per un numero limitatissimo di ipotesi di reato gravissime come terrorismo, pedofilia e poco altro) proprio fino a che risulti accertata l'intenzione di delinquere! Chiedo ovviamente lumi a chiunque ne sappia più di me (e come vedete non ci vuole molto

)
Tralasciando però l'interpretazione "politica", da evitare in questa sede, vorrei però fare un'annotazione "logica":
i magistrati inquirenti usano le intercettazioni per capire se si trovano davanti ad un unico disegno criminoso, che si estrinseca in diversi aspetti, e solo basandosi su questo schema vanno avanti nelle indagini per verificare (o meno) la validità del tutto. Se non hanno le intercettazioni, come faranno a capire se si trovano davanti ad un reato appena più complesso del furto di galline?
Pensiamo alla vicenda di Cogne.... Quanto è stato pompato dai mass media? Quanto era veramente vero? Quanto tutto ciò ha influenzato l'opinione pubblica (e i tribunali del caso)?
Sono completamente d'accordo con Sandro: la pubblicazione di fatti privati, non inerenti l'inchiesta, è da condannare e da perseguire con il massimo rigore.
Ritengo invece che i fatti relativi all'ipotesi di reato vadano resi pubblici non appena sia stati comunicati all'indagato, e quindi prima della conclusione del processo perchè in caso contrario, visto il tempo medio della giustizia in Italia, solo i figli sapranno cosa è successo al tempo dei padri!
Venendo alla manifestazione di piazza Navona, lì la questione era parecchio diversa e, purtroppo, ci riguarda da vicino! :?
Riporto qualche brano di un articolo del sito "Diritto alla Rete", che spiega come la protesta nasca contro un articolo specifico del decreto sulle intercettazioni che prevede l'obbigo di rettifica. . "Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet."
Il decreto estende infatti il vincolo di rettifica, oltre ai giornalisti e agli editori, anche ai blogger. Se il blogger non ottemperasse all'obbligo sono previste sanzioni di oltre diecimila euro, insostenibili dalle strutture amatoriali. La protesta, spiegano quindi i blogger, non nasce contro l'obbligo della rettifica e il conseguente ripristino della verità, ma contro una forma intimidatoria che metterebbe il «bavaglio» alla libertà di internet.
