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Compravendite in calo del 23%
in un anno. Nei quartieri di periferia
vendere un immobile è diventata
un’operazione al limite dell’impossibile


Stavolta non è il lamento di qualche pessimista incallito. Stavolta è tutto vero. Valter Mondo, che gestisce un gruppo di agenzie immobiliari, lo sta provando sulla propria pelle. «In tutta la zona Nord della città non si riesce più a vendere una casa. Un disastro. È tutto bloccato».

Fortuna - anche per lui - che altrove si resta a galla. Ma a stento. La fotografia del mercato immobiliare a Torino è ferma al 30 giugno 2008, l’ultimo dato disponibile, pubblicato qualche giorno fa dall’Agenzia del Territorio. Tra gennaio e giugno dello scorso anno sono state concluse 6.669 transazioni. Poche. Pochissime. Il 23% in meno rispetto allo stesso periodo del 2007. E il peggio, secondo le previsioni degli analisti, deve ancora arrivare. La crisi - quella vera, dura, già costata migliaia di posti di lavoro - è storia di quest’autunno. Quando saranno pubblicati i dati sul secondo semestre 2008 si prevede un’ecatombe.

A spingere Torino verso il basso sono le periferie. Tutte o quasi fanno registrare cali del 30-35 per cento. Facile capire il motivo: «Il mercato è cambiato - spiega Sandro Donadio, un altro agente - Per anni si è lavorato con gli stranieri, che accendevano mutui anche del 100%. Adesso è impensabile. Non glieli concedono più. E loro smettono di comprare». La stretta ha prodotto effetti devastanti.

«Tra settembre e dicembre su 16 richieste di mutuo avanzate ne sono state respinte 14. In un periodo normale almeno 10 sarebbero state accolte», racconta Valter Mondo.
Ecco perché le transazioni sono in caduta libera. E stanno trascinando - per la prima volta dopo anni - anche le quotazioni. I prezzi calano, anche se a rilento. A Barriera Milano, Madonna di Campagna, Mirafiori sud la situazione è quasi drammatica. Tengono centro e collina, grazie alle case di pregio. O le aree in fase di riqualificazione, magari vicine ai cantieri della metropolitana. Come Lingotto, dove Sabino Pagliuca dice che «a meno 23 sarei costretto a cambiare mestiere, per fortuna ce la stiamo cavando meglio». Qualcuno, a dirla tutta, ha già fatto le valigie. «Nella mia zona appena un anno e mezzo fa c’erano sette agenzie. Siamo rimasti in quattro».

Il segno della crisi sta anche nei prezzi: la Federazione agenti immobiliari professionali stima, in media, un ribasso del cinque per cento. Tante zone di pregio, però, continuano a crescere. Ma dove non si riesce a vendere i ribassi sono decisamente maggiori. È sufficiente? Non sempre. Se prima ci volevano uno o due mesi, ora non bastano più. Se un anno e mezzo fa capitava anche di piazzare un alloggio nel giro di una settimana adesso è pura fantasia. «Spesso non bastano sei mesi - racconta Sandro Donadio - Io ho appartamenti fermi da un anno e mezzo». Colpa della crisi. Colpa soprattutto di chi non se ne è reso conto. «La richiesta non è crollata. La gente continua a cercare, però ha meno potere d’acquisto», dice Donadio. E qui entrano in gioco i proprietari. Denis Imponti che lavora a San Salvario premette: «Da noi va leggermente meglio, meno 10-15 per cento». Ma, come in tutta Torino, i sintomi della «malattia» sono identici: «I tempi di vendita si stanno dilatando e tanti proprietari continuano a chiedere cifre folli. Così chiudere un accordo diventa impossibile».

Ultima magagna: la fascia media è in grande difficoltà, e non parliamo solo di famiglie e redditi. «Fino a 150mila euro, oppure sopra i 300mila, il mercato tiene - spiega Valter Musso - Nel mezzo, invece, il calo è drastico». Periferie, case di fascia medio-bassa, mutui. Tutto conduce a un identikit preciso: stranieri, single o famiglie monoreddito.

«Ora che non possono accedere ai mutui ripiegano sugli affitti», spiega Patrizia Toffaldano. Il risultato? «A Mirafiori per un alloggio con camera, cucina e bagno 400 euro al mese non bastano più». La crisi ha fatto spuntare gli speculatori dell’affitto. E mandato in soffitta quelli delle vendite. L’unico dato positivo: «Oggi si vende a valori di mercato, non gonfiati come fino a qualche tempo fa. Ed è un bene», racconta Valter Mondo. La prova? In zona Crimea, nonostante le case di pregio, i valori al metro quadrato sono passati, in un anno, da 4094 a 3450 euro.
 

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