Come al solito si cerca di spostare la responsabilità di una mancata programmazione del lavoro e dello sviluppo economico sempre su quelli che sono costretti a subirla, vedi i disoccupati o gli inoccupati. Conosco persone che fanno la fila ai centri per l'impiego per ottenere un minimo di incarico e si prestano a qualsiasi lavoro ma.....il lavoro precario, al di là della euforia che secondo "qualcuno" potrebbe allontanare la noia, purtroppo richiede sempre una specializzazione o per lo meno le aziende vogliono gente già specializzata. Ma poi occorre tutta questa specializzazione per raccogliere pomodori o per scodellare minestre per un mese?:roll:
Strano a dirsi ma quando si tratta di fare del " nero", non occorre più alcuna specializzazione. Vanno bene tutti, possibilmente giovani e stranieri da sfruttare.
Mi domando allora questi centri per l'impiego perché non fanno dei corsi accelerati per gli inoccupati per sopperire all' offerta domanda di lavoro precario?
Perché non c'é nemmeno il lavoro precario!
Inutile nascondersi sempre dietro all'articolo 18:?:
Non é ora dell'art.18, é tempo di creare del lavoro e assumere le persone, non di licenziarle!:evil:
 
Articolo 18... ma dov'è il rischio d'impresa? Capisco che bisogna valutare tutto, ma se si vuol fare impresa bisogna anche sapere che le PERSONE non sono dei robot usa e getta! Se così bisogna interpretarla, allora non serve una macchina statale. L'impresa può dirti: sai ho comprato delle azioni (anche bond argentini, btp greci, ecc.) ed ora non ho soldi per pagarti e poi mi si è annebbiato il cervello e non ho idee per innovare ed essere appetibile e competitivo per cui non mi servi più! Abbiamo delle leggi che con tutto "il peso" dell'art. 18, permettono alle aziende di farti un contratto giornaliero di due ore (per giornaliero intendo ogni giorno ed è diffuso nella grande distribuzione) ed anche ad aziende con incrementi di fatturato (Sigma Tau è di questi giorni) di licenziare e spostare - flessibilità - i dipendenti ed i suoi ricercatori che sono il cuore dell'azienda. Ed il problema è l'art. 18? Il fatto è che tanti manager appena hanno a disposizione una carta di credito aziendale, una bella macchina e l'ultimo ritrovato tecnologico per comunicare (fogli excel), pensano di essere i Top del mondo e cominciano già a "vendersi" ad altre aziende per cui sovente spremono e poi buttano. Ma i veri imprenditori, quelli che rischiano con i loro beni, la loro faccia, dove sono? Precarizziamo tutto e poi non ci daranno nemmeno il credito per comprare un chilo di pane!
 
La battuta di Monti é un lapsus Froidiano, di fatto traspare una insofferenza per un problema che molto probabilmente non sa risolvere. Perché la noia non é una caratteristica del precario o dell'inoccupato,sempre con l'angoscia di non vedere un futuro oltre all'umiliazione di non poter essere soggetto attivo nella crescita della propria famiglia e del proprio Paese. La noia é un problema dei ricchi ed invito il Prof.Monti a rispolverare il libro di Alberto Moravia. Il protagonista Dino è invaso da un’originaria ossessione che gli mostra la noia come logica conseguenza dell' essere ricco. Ed è proprio della ricchezza che egli prova a liberarsi con spasimante fremito, quasi in un atteggiamento di convulsa nevrosi. Si rende poi conto dell' impotenza ad attuare il mutamento: " non si poteva rinunciare alla propria ricchezza; essere ricchi era come avere gli occhi azzurri o il naso aquilino». "
 
Che critica letteraria!:fiore::fiore:

Limpida sei meglio di Emilio Cecchi! :ok::clap:


(... a parte il fatto che noiosi sono proprio i libri di Moravia...)
 

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