bonats

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Ciao a tutti,

questa è la mia prima discussione nel forum e spero che ingenuamente non abbia controllato che sia stata già aperta.

In questi giorni sto cercando di tenermi aggiornato il più possibile per recepire da internet, tv, quotidiani ecc ecc le novità che il nuovo governo porterà nel campo immobiliare (sappiamo che ci va di mezzo sempre il ns mercato) tra liberalizzazioni, sperando non rendano accessibile la ns professione senza corsi ed esami, tassazioni e revisioni

In particolare mi preoccupa la "revisione degli estimi" che ben sappiamo si riferiscono all'aggiornamento delle rendite e valori catastali di tutti gli immobili.

Come ben sappiamo mediamente la differenza tra valore catastale e valore venale è di circa 4-5 volte. Questo permette ai privati di acquistare degli immobili dovendo pagare 5 volte meno le imposte rispetto all'acuisto di un immmobile nuovo da impresa.

Se aggiornano le tariffie ci saranno molte stangate sia in atto di compravendita si nel pagamento dell'ICI!!!

Se in termini di cifre ci saranno le stesse imposte da pagare sia sull'usato tra privati sia sul nuovo da costruttore cosa prospetterà il mercato? a voi le risposte :)
 

ssimone75

Membro Attivo
Professionista
E' impensabile che le tasse diventino 4-5 volte tanto...
Faranno come al solito, con un adeguamento che il popolino percepisca come un aumento sostenibile, a fatica, ma pur sempre sostenibile.
 

bonats

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Io lo spero vivamente caro Simone.. Altrimenti veramente si rischia di congelare le poche trattative che ci sono per gli acquisti...
 

Bastimento

Membro Storico
Privato Cittadino
Purtroppo la classe politica e certi commentatori giornalistici evidenziano anche una scarsa cultura di base.
Oggi va di moda confrontare gli estimi con i valori di mercato. Ricordo invece una interessante spiegazione di Luigi Einaudi (che di scienza delle finanze se ne intendeva ...) che illustrava quali fossero i criteri di massima per definire gli estimi catastali: senza scomodare i padri della patria, basterebbe anche un manuale di pratica catastale (es. Crescentini) dove si legge:
La rendita catastale è la rendita media ordinaria ritraibile
al netto delle spese e perdite eventuali, ed al lordo soltanto
dell'imposta, sovraimposta e contributi di ogni specie sui fabbricati,
e con riferimento al periodo legale tuttora stabilito al
1o gennaio 1939.
Le tariffe vengono determinate per tutte le categorie e
classi delle unità immobiliari comprese nei gruppi A, B e C
(cioè quelle a destinazione ordinaria) e sono riferite al vano
utile (per il gruppo A), aI metro cubo (per il gruppo B) e aI metro
quadrato (per il gruppo C). Tali unità di misura, chiaramente
non tutte accettabili oggi, esprimevano, in realtà, il parametro
con cui venivano determinati prevalentemente i valori
venali e locativi degli immobili in argomento al periodo legale

Qualora, per la mancanza nella zona in cui si opera di un
attendibile mercato locativo, non sia possibile adottare il metodo
di stima di cui sopra, si può arrivare ugualmente al calcolo
della rendita catastale, e della conseguente tariffa, mediante
I'attribuzione di un appropriato saggio di interesse al
capitale fondiario (sempre riferito al periodo legale) ed aumentando
il beneficio fondiario così ottenuto delle imposte e
sovraimposte che gravano sull'immobile.

In tutti i casi si fa riferimento ai rendimenti del fondo, non al valore della compravendita.

Altra cosa invece se volessero ritassare le plusvalenze (INVIM di buona memoria)
 

tesistas

Membro Attivo
Professionista
Purtroppo, caro Bastimento, la rivalutazione delle rendite (unita alla super-IMU sulle seconde case) non farà che restringere ulteriormente un mercato già asfittico. Però non è escluso che questo spinga i proprietari a rivedere le cifre di vendita. La cosa più probabile è un ribasamento dei prezzi su medie più basse con uguali difficoltà nelle compra-vendite mi pare.
 

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