Sollevi una questione molto importante.
Sarebbe opportuno isitutire un "registro nazionale dgli inquilini morisi", liberamente consultabile da operatori del settore e proprietari di immobili.
Questo aiuterebbe sia i proprietari, sia gli intermediari a rendersi conto preventivamente con chi hanno a che fare quali possibili conduttori di un immobile, da un punto di vista della solvibilità e serietà degli stessi.
Metterebbe inoltre i potenziali inquilini, in condizione di fare tutto il possibile e anche l'impossibile, per pagare puntualmente il canone di locazione, onde evitare di vedersi iscritti in tale registro, con la conseguenza che una volta sfrattati molto difficilmente sarebbero in grado di trovare una nuova sistemazione; in altre parole si azzererebbero i casi di morosità.
Quanto sopra sarebbe un chiaro segno di civiltà e tutelerebbe i proprietari di immobili dal rischio di vedersi non pagati i canoni di locazione (il chè sarebbe sacrosanto sia per un diritto reale che hanno, sia a fronte delle tante nonchè troppe tasse che devono pagare).
Del resto in tante nazioni civili già avviene da decenni, così come è prassi consolidata poter "sbattere fuori casa" un inquilino moroso senza doversi rivolgere ad un tribunale per una lunga e costosa pratica di sfratto.
Nel nostro "bel" paese tuttavia, sembra non essere possibile farlo, per motivi non troppo chiari (spessissimo ci si appella alle normative privacy per giustificare questa lacuna).
In realtà, dobbiamo ricordare che gli Istituti di credito (le banche in primis) hanno una banca dati contenente i nominativi di coloro che volutamente o loro malgrado -e anche per equivici di vario genere- si sono resi finanziariamente inadempienti, senza che nessuno si sia mai preso la briga di sollevare questioni di legittimità o legate alla violazione dela privacy.
Perciò, se è legittimo o ammissibile per le banche, non si comprende perchè non si possa fare la stessa cosa per quanto concerne la protezione dei diritti dei proprietari di immobili.
L'unica vera ragione forse (ma direi senza il forse), risiede negli interessi della casta degli avvocati, che guarda caso costituiscono una grande percentuale di coloro che siedono nei banchi del parlamento e che perciò sono attenti a tutelare i cittadini ed in primis gli intreressi della loro stessa categoria (quella degli avvocati).
Istituire una banca dati come quella sopra indicata significherebbe perdere una grossa fetta di contenzioso civile, in grado di fornire cospicui guadagni ai signori avvocati e questo sarebbe inamissibile.