Cari colleghi ho consultato spesso questo forum e mi sono iscritto per via di un problema che spero mi aiutiate a risolvere.
Sono un novizio del settore, pertanto chiedo scusa qualora non mi esprima al meglio.
Collaboro da poco con un studio associato/agenzia, dopo i primi due atti senza problemi mi sono trovato in una situazione nella quale non so cosa fare.
Dopo mesi di telefonate ed incontri, riesco finalmente a trovare un accordo tra venditore, una società, e l'acquirente per un immobile.
Arriviamo a formulare la proposta: sottopongo alle parti il modulo consueto e depositato in Camera di Commercio ma il venditore vuole usare un suo testo che utilizza sempre trattando diversi immobili.
In questo testo compaiono:
- indirizzo del venditore, riferimenti miei e del proponente
- dati catastali dell'immobile
- assenza di ipoteche e quanto altro
- importo proposto e data entro la quale accettare
- metodo di pagamento alla stipula
- n. assegno a garanzia della proposta, da incassare a fronte di accettazione e rinuncia del proponente, da riconsegnare al proponente alla stipula in caso di accettazione (non viene usato il termine caparra confirmatoria, penitenziale o acconto)
- riferimento all'attesa di comunicazione per accettazione e procedere con l'atto
Non compaiono però molti dati relativi al venditore, la certificazione energetica, conformità, riferimenti per la registrazione della proposta, note a tutela del proponente, etc.
Vista la situazione faccio presente alle parti le mie perplessità, in particolare al proponente.
Quest'ultimo però, fortemente interessato all'immobile, decide comunque di compilare il documento inviato dal venditore.
Chiedo ai colleghi i quali mi dicono di non preoccuparmi anche perché l'assegno resterà sempre in mano nostra.
Dopo 30 giorni scadrebbero i termini, il venditore accetta ma dopo 4-5 settimane.
Chiedo al venditore di controfirmare la proposta o mandarmi comunicazione scritta ma si limita a darmi comunicazione a voce.
Il proponente, malgrado questo ed il ritardo, è comunque interessato ad andare all'atto e si procede.
Faccio presente della necessità di registrare la proposta tuttavia entrambe le parti in accordo tra loro mi dicono di lasciar stare.
Parlo con i legali della società venditrice sottolineando la cosa i quali mi dicono che: trattasi di atto prenegoziale e non di proposta per come è composto il testo e vista l'assenza di firma del venditore o sua conferma scritta, non è necessario registrarla e basta andare al rogito.
Ne parlo con i colleghi che seguono la stessa linea della parte venditrice e mi dicono che va bene così e non occorre registrarla.
Arriviamo al rogito. Riconsegno l'assegno a garanzia al proponente. Da parte del notaio non ci sono obiezioni allo sviluppo delle cose e si conclude la compravendita positivamente. Le parti mi pagano le fatture senza problemi.
Per andare a fondo però mi rivolgo ad un amico avvocato, il quale mi dice che per come è composta la proposta a suo avviso ci sono gli estremi perché possa essere considerata nulla e pertanto non registrabile. Sono in attesa che mi dia altre risposte.
Un collega di un'altra agenzia incontrato oggi è rimasto spiazzato e settimana prossima ne riparliamo.
Alla fine di tutto questo io però mi ritrovo con quella "proposta" non registrata, firmata da una sola parte e senza alcuna firma o conferma scritta del venditore.
I tempi tecnici di registrazione sono scaduti, seppur abbia confermato solo a voce.
Che faccio?
Registro la proposta anche se è già stato fatto il rogito e pago un ravvedimento?
Pago solo il ravvedimento?
Hanno ragione il legale del venditore ed i miei colleghi che non devo far nulla?
Non voglio trovarmi io nei guai per lacune altrui, anche al costo di dover pagare da solo le spese.
Grazie per il vostro aiuto
Sono un novizio del settore, pertanto chiedo scusa qualora non mi esprima al meglio.
Collaboro da poco con un studio associato/agenzia, dopo i primi due atti senza problemi mi sono trovato in una situazione nella quale non so cosa fare.
Dopo mesi di telefonate ed incontri, riesco finalmente a trovare un accordo tra venditore, una società, e l'acquirente per un immobile.
Arriviamo a formulare la proposta: sottopongo alle parti il modulo consueto e depositato in Camera di Commercio ma il venditore vuole usare un suo testo che utilizza sempre trattando diversi immobili.
In questo testo compaiono:
- indirizzo del venditore, riferimenti miei e del proponente
- dati catastali dell'immobile
- assenza di ipoteche e quanto altro
- importo proposto e data entro la quale accettare
- metodo di pagamento alla stipula
- n. assegno a garanzia della proposta, da incassare a fronte di accettazione e rinuncia del proponente, da riconsegnare al proponente alla stipula in caso di accettazione (non viene usato il termine caparra confirmatoria, penitenziale o acconto)
- riferimento all'attesa di comunicazione per accettazione e procedere con l'atto
Non compaiono però molti dati relativi al venditore, la certificazione energetica, conformità, riferimenti per la registrazione della proposta, note a tutela del proponente, etc.
Vista la situazione faccio presente alle parti le mie perplessità, in particolare al proponente.
Quest'ultimo però, fortemente interessato all'immobile, decide comunque di compilare il documento inviato dal venditore.
Chiedo ai colleghi i quali mi dicono di non preoccuparmi anche perché l'assegno resterà sempre in mano nostra.
Dopo 30 giorni scadrebbero i termini, il venditore accetta ma dopo 4-5 settimane.
Chiedo al venditore di controfirmare la proposta o mandarmi comunicazione scritta ma si limita a darmi comunicazione a voce.
Il proponente, malgrado questo ed il ritardo, è comunque interessato ad andare all'atto e si procede.
Faccio presente della necessità di registrare la proposta tuttavia entrambe le parti in accordo tra loro mi dicono di lasciar stare.
Parlo con i legali della società venditrice sottolineando la cosa i quali mi dicono che: trattasi di atto prenegoziale e non di proposta per come è composto il testo e vista l'assenza di firma del venditore o sua conferma scritta, non è necessario registrarla e basta andare al rogito.
Ne parlo con i colleghi che seguono la stessa linea della parte venditrice e mi dicono che va bene così e non occorre registrarla.
Arriviamo al rogito. Riconsegno l'assegno a garanzia al proponente. Da parte del notaio non ci sono obiezioni allo sviluppo delle cose e si conclude la compravendita positivamente. Le parti mi pagano le fatture senza problemi.
Per andare a fondo però mi rivolgo ad un amico avvocato, il quale mi dice che per come è composta la proposta a suo avviso ci sono gli estremi perché possa essere considerata nulla e pertanto non registrabile. Sono in attesa che mi dia altre risposte.
Un collega di un'altra agenzia incontrato oggi è rimasto spiazzato e settimana prossima ne riparliamo.
Alla fine di tutto questo io però mi ritrovo con quella "proposta" non registrata, firmata da una sola parte e senza alcuna firma o conferma scritta del venditore.
I tempi tecnici di registrazione sono scaduti, seppur abbia confermato solo a voce.
Che faccio?
Registro la proposta anche se è già stato fatto il rogito e pago un ravvedimento?
Pago solo il ravvedimento?
Hanno ragione il legale del venditore ed i miei colleghi che non devo far nulla?
Non voglio trovarmi io nei guai per lacune altrui, anche al costo di dover pagare da solo le spese.
Grazie per il vostro aiuto